FITOCOMPLESSI

Componenti chimici che conferiscono a una pianta proprietà terapeutiche.

I fitocomplessi sono l’insieme di tutte le sostanze chimiche presenti in una pianta. Essi includono, pertanto, sia i principi attivi della pianta che i suoi composti non bioattivi. Tra i primi possiamo trovare i ben noti metaboliti secondari vegetali, come i flavonoidi e gli alcaloidi, nel secondo gruppo, invece, sono presenti altre molecole, quali gli zuccheri e le vitamine.

È stato provato scientificamente che le proprietà biologiche del fitocomplesso sono di gran lunga superiori a quelle svolte dalle sue componenti prese singolarmente; questo fenomeno è possibile proprio in virtù del fatto che le varie unità costituenti il fitocomplesso svolgono effetti tra loro sinergici.

Le molecole tipiche del fitocomplesso sono sintetizzate a partire da specifiche vie biochimiche presenti nelle cellule dei tessuti vegetali, la cui attivazione è finemente regolata dall’ambiente in cui l’organismo vegetale vive.

Le piante, infatti, essendo organismi sessili, hanno sviluppato, durante l’evoluzione, la capacità di produrre questi composti proprio con lo scopo di difendersi dai diversi fattori abiotici (es. variazioni di temperature, radiazioni solari dannose) e biotici (es. attacco di patogeni) ambientali a cui erano sottoposti e di promuovere il loro processo riproduttivo (es. fornire colore ai
petali del fiore per attrarre gli impollinatori).

In base a tale premessa, è facile comprendere come la composizione del fitocomplesso vari da una specie vegetale all’altra e come essa possa presentare differenze anche tra piante della stessa specie esposte a fattori ambientali diversi. Le molecole che sono presenti nel fitocomplesso, oltre a svolgere le funzioni precedentemente descritte nelle piante che le producono, sono state dimostrate essere capaci di esercitare un ruolo biologico anche sugli animali, uomo incluso.

La conoscenza di tali proprietà, note all’uomo sin da tempi antichissimi, ha gettato le basi di quelle che sono note, oggi, con il nome di fitomedicina e fitoterapia. Recentemente, è stato scoperto come anche piccoli RNA vegetali (microRNA), potenzialmente ingeribili tramite la dieta, possano svolgere una importante azione regolatoria sull’espressione genica dell’uomo, suggerendo l’inclusione di questi piccoli acidi nucleici nel grande insieme di molecole costituenti il fitocomplesso.

Tuttavia, questa proposta, è ancora da approvare. Negli ultimi decenni, molte ricerche, in ambito botanico, si sono concentrate sullo sviluppo di approcci biotecnologici e di sistemi di colture in vitro vegetali, con lo scopo di incrementare, in termini
qualitativi e quantitativi, i metaboliti secondari prodotti in cellule e tessuti vegetali, stimolando, quindi, un arricchimento dei fitocomplessi basali. La crescita controllata di cellule vegetali, l’induzione della biogenesi dei metaboliti secondari e la selezione genetica delle specie vegetali e delle loro varietà, sono alcuni esempi di queste procedure.

Nonostante il fitocomplesso possa sembrare difficile da studiare, vista la grande varietà di composti che esso include, le diverse metodologie chimico-molecolari oggi esistenti (tipizzate dal suffisso -omiche, come la metabolomica) rappresentano efficientissimi strumenti in grado di rilevare e quantizzare in modo specifico tutte, o gran parte, delle molecole che lo caratterizzano.

In ultimo, la validazione dell’attività biologica dei fitocomplessi su sistemi in vitro e in vivo animali costituisce lo step fondamentale per avviare qualsiasi possibile e potenziale applicazione dello stesso in trial clinici umani che ne validino il ruolo nella medicina preventiva e terapeutica. Lo studio del fitocomplesso risulta, quindi, di grande applicazione in diversi ambiti, incluso quello botanico, farmaceutico, medicinale e cosmetico.

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